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Veneziani e greci - La guerra di Candia previous 9/9 next

Candia: fisco e territorio.
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Il problema dell'esazione fiscale nelle isole del dominio aveva la sua origine nei bisogni dell'armata e nella necessità di approvvigionarla, nonché nell'esigenza di approntare opere difensive degne di questo nome. Tuttavia i riflessi di questo problema investivano assai più altamente la sfera dei rapporti tra governo veneziano e società locale e testimoniavano le difficoltà di relazione tra sudditi e Principe. Queste difficoltà non si limitavano alla sola amministrazione civile ma coinvolgevano anche l'ambito religioso, a Candia  come a Corfù . Il contributo che le diverse parti della società erano chiamate a offrire alla Repubblica di Venezia per una singola fortezza in costruzione erano di volta in volta precisate da un decreto del Senato . Giulio Savorgnan ci ricorda, nell'occasione che lo vide protagonista a Candia, di come tutti i contadini del distretto dovevano fornire (con o senza animale) due o tre settimane all'anno di lavoro (a seconda che fosse rispettivamente della montagna o della Canea  e di Retimo ) oppure una sola settimana (segno di una condizione privilegiata dovuta alla capitale) nel caso fosse nativo del distretto di Candia. Un decreto del Senato del 1567 ci ricorda invece come i cittadini, gli ebrei, i feudatari, i nobili e gli appartenenti al clero fossero invece tenuti a versare un contributo giornaliero di 8 tornesi al giorno. Tali imposizioni venivano comunque ampiamente disattese nella prassi. Accadeva così che i contadini si sottraessero a quell'obbligo o venissero come si diceva "occultati" dai feudatari che li proteggevano.

Difficile anche pensare ad una riforma del sistema. Nell'alternativa tra la proposta avanzata dal Savorgnan -- mirante ad un aumento della pressione fiscale e a una maggior intransigenza nell'esigere la riscossione dei contributi -- e quella ideologica paternalistica che mirava soprattutto alla pace ed alla tranquillità dei sudditi, evitando conflitti troppo aspri (il provveditore generale  Luca Michiel nella sua relazione del 1575 riteneva si dovesse ricorrere più alla "dolcezza et humanità" che alla "severità e rigore"), si preferì scegliere questa seconda opzione.


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